La politica è un’arte
Gli illustri simpatizzanti del Tiro a Volo sono tanti e si dimostrano sempre pronti a dare una mano ai modesti appassionati in difficoltà.
Quando si seppe che era pronta per essere approvata nel Parlamento dell’isola di Samarcanda una proposta di legge che proibiva a chiunque la detenzione e l’utilizzo, per qualsiasi fine, di armi da fuoco e, in particolare, vietava le attività sportive praticate con esse, venne d’urgenza costituito un Comitato popolare del quale mi chiamarono a far parte.
Scopo di tale Comitato sarebbe stato quello di intraprendere rapidamente qualsiasi iniziativa propagandistica, dimostrativa e fattiva per impedire che una simile legge iniqua divenisse esecutiva.
Sperduti nell’oceano dobbiamo purtroppo badare a noi stessi e non vi era istituzione locale in qualche modo affidabile, al punto da poterglisi rivolgere con una qualche speranza di ottenerne aiuto.
Pensammo, noi del Comitato, di chiedere consiglio a sua eccellenza Ildebrando Mangiante, il famoso Ambasciatore e grande mediatore di processi di pace storici, ritiratosi da parecchi anni a vita privata sull’isola, nel palazzo di famiglia.
L’Ambasciatore Mangiante era ormai molto vecchio e non si poteva pensare che assumesse personalmente la direzione del Comitato popolare; egli era tuttavia il nostro concittadino più illustre e poteva dare a noi, digiuni di politica e di tecniche della mediazione, preziosi suggerimenti ed un eventuale suo scritto di sostegno avrebbe potuto indurre a riflettere i membri del Parlamento, prima di decidere.
Chiesto un colloquio, ci fu risposto che l’Ambasciatore era indisposto. Fatta urgenza, sua eccellenza acconsentì finalmente a riceverci. Fummo pregati però di non affaticarlo e di trattenerci il meno possibile. Ci presentammo alle dieci del mattino al palazzo Mangiante, che incombeva tetro e protervo sul vecchio quartiere della capitale. Fummo accompagnati e in anticamera ci si fece incontro una dignitosa e preoccupata badante, la quale rinnovò le raccomandazioni di avere riguardo con sua eccellenza ed aprì lentamente la porta.
Era la camera da letto dell’Ambasciatore, semibuia ed estremamente ordinata: sua eccellenza giaceva sdraiato su un’enorme poltrona al lato del letto e sembrava perfettamente assente oltreché male in arnese: manteneva tuttavia quel suo sguardo volpino ed anzi tutta la testa, a ben guardare, sembrava più simile a quella di una volpe che di un essere umano.
Ci avevano detto che l’Ambasciatore era malandato e che il ricordo delle vecchie glorie, unitamente al pensiero di un ultimo fallimento in una trattativa diplomatica da lui condotta lo consumavano, ma rimanemmo comunque sorpresi.
La badante che ci accompagnava si fece avanti scuotendo il capo: “Vedono anche lor signori…” mormorò, “sua eccellenza è assai cambiata negli ultimi tempi…”
Poi, chinatasi verso la volpe, a voce alta: “Eccellenza perdoni… Ci sono quei signori del comitato!”
L’Ambasciatore con la testa di volpe si voltò bruscamente verso di noi e con voce sottile, ma ferma e dignitosa: “Buon giorno, signori. Si accomodino, sono a vostra disposizione” e si riappoggiò stremato sullo schienale della poltrona.
Misurammo la difficoltà della situazione. L’Ambasciatore era davvero allo stremo e ci sarebbe stato ben poco di aiuto. Neppure una breve dichiarazione d’intenti scritta era lecito sperare da lui.
Comunque, mi feci coraggio ed esordii: “Eccellenza, in Parlamento sta per essere approvata una legge che proibirà a tutti noi appassionati la pratica degli sport che prevedono l’utilizzo delle armi da fuoco. Come Ella sa, nella nostra isola è molto diffuso e praticato tuttora il Tiro al Piccione, oltre a tutte le altre discipline tiravolistiche. Dobbiamo pensare a difenderci. Non avremmo mai osato importunarla, se non fossimo sicuri di trovare in lei la guida più autorevole!”
Passò qualche istante e con penosi stenti, l’Ambasciatore riuscì a rizzarsi sulle zampe, anch’esse da volpe, e l’esile ma autoritaria voce si fece udire: “Amici, ai bei tempi, nel contrastare i politicanti corrotti e le loro inique decisioni la mia consegna era una sola: o si vince o si muore!”
Sembrava che pronunciare quelle parole gli desse un piacere immenso.
“Eccellenza” proseguii allora, alquanto rincuorato. “Siamo in dubbio se occupare pacificamente la sede del Parlamento per impedire che i membri si riuniscano per votare oppure se iniziare da subito una campagna di stampa ed attraverso tutti gli altri mezzi di comunicazione, per mettere in luce e rendere pubbliche le malefatte dei nostri politici corrotti…”
La volpe, che stava già tornando a sedere, si drizzò di nuovo, piegò la testa come se stesse meditando, quindi domandò bruscamente:
“Di quante adesioni e di quanto denaro disponete?”
“Ne abbiamo raccolte più di cinquecento e possiamo contare su circa ventimila dobloni…” risposi.
A queste parole l’Ambasciatore visibilmente si gonfiò. Un inaspettato flusso di energia e di fiducia lo pervase. Tenendosi ben impettito assentì col capo.
“Magnifico” commentò. “Bravi i miei concittadini…! Essendo quello che avete racimolato già qualche cosa, per incominciare.”
“In verità il numero dei voti non è molto rilevante…” cercai di precisare.
“Miserabili barbari!” proseguì sua eccellenza senza curarsi di me.
“Prepareremo loro una degna accoglienza. Non trascureremo nulla per potere fare sapere al mondo intero le loro malefatte e gli interessi illeciti che hanno favorito la loro ascesa politica! Anime mie, vi ringrazio di aver sollevato il cuore di un vecchio combattente per i diritti umani e civili! Su questa piccola isola sento passare un vento di epopea…! E se dovessi cadere nel corso della resistenza all’iniquità… no, non posso chiedere nulla di meglio all’Onnipotente!”
Questo non lo aspettavamo, che l’Ambasciatore Mangiante, ridotto in quelle forme e condizioni, intendesse accettare addirittura la presidenza del Comitato e la direzione delle operazioni!
Nel frattempo, una nuova idea doveva essersi affacciata alla mente dell’Ambasciatore, inquantoché ansiosamente chiese: “Ma ditemi… cari figlioli… di quanti voti e mezzi può disporre la fazione che vuole far passare l’iniqua legge? Poche centinaia di tutto, immagino…”
“ Secondo le stime sin qui fatte, la legge è sostenuta in Parlamento da una maggioranza trasversale schiacciante. Una sorta di “lobby” pseudo- pacifista che controlla gli organi di informazioni e dispone di sovvenzioni enormi… Sembra per milioni di dobloni…”
“Milioni di dobloni, avete detto?”
“Milioni, eccellenza.”
Ebbe un sussulto, sembrò svuotarsi improvvisamente di vita e si abbandonò a sedere sull’ampia poltrona.
“Poveri noi!” esclamò la badante costernata. “Ora si sente male… lo sapevo… non potete restare signori!”
Vedendoci alzare dalle sedie l’Ambasciatore parve spaventarsi ancora di più, con la sua faccia affilata di volpe.
“No, no” si mise a latrare furiosamente. “Io non mi sento bene; in verità non posso accettare la vostra proposta… Ma è mio dovere ammonirvi… soltanto un consiglio: le iniziative da intraprendere dovranno essere molto caute…”
“Caute? In che senso eccellenza?” feci, interdetto da quell’improvvisa metamorfosi.
“Voglio dire…” fece con voce latrante il leggendario mediatore della storia, “noi non sappiamo ancora quali siano poi le vere intenzioni del legislatore. E se fosse una mossa propagandistica senza danni per i praticanti delle armi? Se fossero anche loro amici? Se volessero solo conquistare una fetta del mercato di armi e munizioni? In tal caso, signori…”
“In altri paesi lontani, quando è stata approvata una legge simile, la gente ha poi addirittura dovuto consegnare le proprie armi per la distruzione e gli appassionati venivano bollati come “devianti”, quasi fossero dei delinquenti! Queste le loro intenzioni, eccellenza.”
La volpe era prostrata: la vedemmo smaniare sotto la coperta, che la badante prontamente gli aveva posto sul corpo quando era sprofondato in poltrona.
“Ma non bisogna dare retta alle voci!” supplicò. “Non dovete intestardivi… Con la vostra irruzione mi avete frastornato… non avevo capito bene… mi avete frainteso… io sono vecchio, ho bisogno di vita tranquilla! In Parlamento ci sono solo persone degne e onestuomini… sarei io il primo a esortarvi alla lotta se…ma non si tratta di fare resistenza e né opposizione… mi sembra piuttosto opportuno che vi prepariate a festeggiare il varo della nuova legge, che in fondo vi guadagnerà il favore del popolo…. Noi che amiamo le armi siamo infatti una esigua minoranza…”
Allora risposi, duro: ”Eccellenza, noi ci difenderemo!”
Lui allora gemette: “No, no: io non mi farò vostro complice…! Io ci tengo a tenere ben distinte le posizioni…io sono un Ambasciatore, un grande mediatore… io mi rifiuto di entrare in una macchinazione così folle!”
Vederlo era una pena. Un febbrile tremito gli faceva vibrare il corpo volpino.
Ma di che cosa poteva avere paura, ridotto com’era? Per salvare quale recondito bene il grande mediatore strisciava così miserabilmente dinanzi a noi estranei?
Visto inutile ogni sforzo per persuaderci, egli ora nuovamente tentava –con piccole spinte- di ficcarsi sotto la pesante coperta.
Deluso ed amareggiato, lo aiutai sollevando un lembo della coperta e l’insigne politico dalle sembianze di volpe vi scomparve sotto immediatamente.
Quindi, nel più assoluto silenzio, lasciammo il palazzo.
(liberamente ispirato a Dino Buzzati).