Nel mirino del Grillo - I racconti di caccia e tiro a volo di Grillo Saggio

La scelta degli atleti per la partecipazione alle gare nazionali

Chissà chi sceglie i singoli Tiratori che saranno poi inviati a rappresentare qualcosa o qualcuno in gare a livello nazionale?

Accade sovente di ascoltare le solite lamentele -all’indomani di gare nazionali o, comunque, dove ci sia stata una rappresentanza “a squadre”- circa la scelta dei Tiratori che vi hanno partecipato ed i criteri che hanno fatto prediligere loro e non altri ritenuti più validi.
Certo, tali acute osservazioni si intensificano allorché la regione “Papuasia” si sia -poniamo- classificata al 2° od al 4° posto della graduatoria finale con uno scarto di uno o tre piattelli, oppure ci sia stata la “defaillance” (volgarmente detta “sbraco”) ad esempio di un “Veterano” o di un “Master”.
In questi casi è inevitabile che qualcuno obietti:
“Ma perché hanno scelto Gambadilegno che quest’anno ha sempre sparato come un cane e non è invece andato Paperino, che da “Veterano” tira meglio di un giovane?”
Queste tipiche lamentazioni “post-gara” animano i tanti Campi di Tiro sul territorio nazionale e fanno parte delle sempiterne polemiche bonarie, che sono parte integrante della nostra attività del Tiro a Volo e, direi, della vita stessa.
Detto questo, che assolve in parte i “lamentevoli” e i “critici di mestiere”,
permane tuttavia intatto il petulante quesito: ma chi sceglie i Tiratori che comporranno la Squadra che andrà a rappresentare la Papuasia al “Campionato Italiano delle Regioni” di Trap, Skeet e Double Trap?
E soprattutto, gli insigni “Selezionatori”, a quali criteri si ispirano per operare le loro scelte?
Se rivolgessimo questo secondo quesito ad un aborigeno neo-zelandese con l’osso al naso e la “zagaja” (la “lancia”) -spiegandogli prima che cosa vogliamo, perché lui non ha mai visto un piattello com’è fatto- probabilmente finirebbe per risponderci che la Squadra che rappresenterà la Regione dovrebbe essere composta dagli Atleti che abbiano ottenuto i migliori risultati nella specialità e nella categoria di appartenenza, in gare disputate in un dato lasso di tempo stabilito (ad esempio nell’ultimo anno, dall’inizio della stagione, dall’indomani dell’ultima gara analoga svoltasi l’anno precedente, ecc.) e se uno non è andato a fare gare di recente, peggio per lui: si vede che non ha piacere di stare in Squadra!
Talvolta sembra però che il buon parere dell’aborigeno sia da taluni disatteso, inviando a gareggiare (ma di fatto “a rappresentare” la Società) Tiratori pur sempre validi, ma prescelti con criteri leggermente diversi da quello dei risultati nelle gare precedentemente disputate dagli stessi.
Si è sentito dire, ad esempio, che buoni criteri per essere prescelti possono essere l’amicizia con chi è deputato a scegliere; l’appartenenza ad un T.A.V. che sia lo stesso frequentato da qualcuno del Comitato Regionale della Federazione; l’essere un valido Tiratore “a prescindere” (“…Anche se quest’anno non ha vinto nulla, però è uno d’esperienza”); l’essere “vecchia gloria” sul viale del tramonto e di carattere suscettibile del tipo “Se non mi mandano quest’anno con me hanno chiuso: non mi vedono più!”; il farsi sponsorizzare -a livello centrale- da persona influente a cui “non si può dire di no” (“Sai… Mi ha telefonato il dr. Crapanzano dell’Ufficio Federale “Complicazioni Affari Semplici” da Roma per mettere Mandrake in Squadra!”) e così via.
Naturalmente saranno le solite malelingue che mettono in giro queste “fole”, mentre ben si sa che da noi i meriti di un Tiratore si misurano sui risultati effettivi dal medesimo conseguiti sul Campo, come peraltro avviene sia a Zurigo che a Stoccolma!