Nel mirino del Grillo - I racconti di caccia e tiro a volo di Grillo Saggio

C’era una volta il tiro al piccione…

Perché le strade sono piene di minorenni che si vendono e nessuno dei tanti benpensanti si mobilita, come fecero a suo tempo per abolire il Tiro a Piccione ?

C’era una volta un bicampo a Casarza Ligure (GE) dove la domenica si tirava al Piccione.
La mattina una “poule” da 10.000 lire di iscrizione ed il pomeriggio (subito dopo pranzo, ancora col boccone in bocca) iniziava la “grande gara”.
Si cominciava presto nel timore che facesse buio prima di poter finire, soprattutto nei mesi invernali, in quanto non vi era l’ausilio della luce artificiale.
La domenica mattina, provenendo da diverse parti del Nord-Italia, ci si ritrovava in questo bel posto a “mezzacosta”; davanti al campo c’era una vallata boscosa che poi risaliva ripida e si sparava sullo sfondo verde cupo della montagna di fronte.
Alla colazione, appoggiati sui tavoli, giornali di città anche lontane: “La Gazzetta di Parma”, “La Nazione” di Firenze e tanti altri, insieme ai quotidiani liguri. Ovviamente anche le “parlate” dei convenuti tradivano la loro eterogenea provenienza.
Poi, verso le 10.30, arrivava dall’Emilia (credo dalla provincia di Reggio o di Modena) “il Piccionaio”: uomo claudicante e sgraziato, sudicio come le gabbie dei piccioni che trasportava… Che soggetto!
Piccioni policromi, “pollastri colorati” che non ce la facevano a partire da terra. Volatili che “marcavano cassetta” (cioè non si alzavano da terra quando la cassetta si abbatteva) oppure facevano un saltello di un metro e ripiombavano a terra, rubandovi la fucilata e facendovi così dare “zero” dalla giuria: fuori gioco e fine della domenica!
Per i tiri di prova poco mancava che dalle cassette uscissero dei tacchini o struzzi, pagati poi per “zuritos”…
Poi, finalmente, la gara: “Betting” rumorosissimo, “orribili favelle”, imprecazioni e/o esultanza ai bei tiri nei dialetti di mezza Italia!
Quote dei “banchieri” relativamente elevate, rispetto alla modestia della gara domenicale.
“Puntatori” che vi venivano dietro a raccogliere i bossoli vuoti espulsi dal vostro fucile (per vedere che cartucce tiravate quel giorno) e intanto -in cuor loro- vi auguravano un bello zero!
Ad un certo punto della gara, l’ometto repellente -quando girava a lui, badate bene- magari perchè quella domenica voleva tornare presto a casa sua, tirava fuori dalla piccionaia i “gioielli di famiglia”.
Certe schegge viventi, più simili a tortore che a piccioni, ai quali venivano delicatamente tagliate le penne remiganti della coda prima di essere posti dal ragazzo nelle due cassette estreme (la prima più a SX e la quinta più a DX, naturalmente).
Queste saette potevano essere solo foriere di zeri e, ben presto, la gara (svoltasi rigorosamente “a porte chiuse”) finiva.
La giornata anche: il sole calava rapido dietro le spalle e cominciava a fare freddino…
Vincitori e vinti al bar od alla cassa, qualcuno al banco dell’armiere di Lavagna (GE) per la pulizia del fucile.
Pochi avevano da riscuotere, la maggioranza doveva pagare iscrizione e piccioni!
Convenevoli di rito e saluti (“a domenica prossima…!”). Le macchine dalle targhe più disparate si mettevano una ad una in moto con densi sbuffi di fumo nel piazzale retrostante, ormai buio e semideserto, e ognuno se ne tornava -da solo od in compagnia- verso casa, da dove era venuto con tanta baldanza la mattina al tiepido sole.
Che tempi, che piccioni, che tiri: peccato che sia tutto finito per sempre!
Certo, in nome della civiltà si fanno grandi cose e siffatte brutture (come il Tiro a Piccione) andavano eliminate…
A proposito, qui le strade -di giorno e di notte- sono piene di ragazze minorenni dell’Est europeo che -in estate, quasi nude- si vendono per poche decine di euro al primo che passa, ma questo non disturba nessuno.
I delinquenti non sono gli sfruttatori di queste poverette, costrette in mezzo alla strada a 16 – 17 anni, ma noi che tiravamo ai piccioni, peraltro
d’allevamento (come i fagiani delle riserve o le quaglie dei “quagliodromi”).
Che orrore !
Bene ha fatto l’integerrimo Legislatore a proibire siffatta disciplina sportiva: un rigore morale degno della Svizzera nella “terra dei cachi”…!