Cosa ti chiede la Patria?
L’esito di una gara è condizionato anche dagli incontri casuali all’arrivo sul Campo di Tiro.
Capita molto spesso giungendo trafelati sul Campo di Tiro, meglio se in occasione di un’importante riunione all’Elica (di quelle con montepremi a quattro zeri e Tiratori convenuti da ogni parte della galassia), appena in tempo per segnarsi poco prima che chiudano le iscrizioni, capita sovente
-dicevamo- di essere fermati e poi accompagnati per lunga pezza dal solito importuno che ha deciso -nel vedervi arrivare- che oggi vi terrà compagnia.
Questo soggetto vi si accosta solitamente “al volo” (è il caso di dire), mentre state traversando di corsa il comprensorio per fare la spola, in cinque minuti, fra la macchina sul piazzale, la Segreteria e l’Armeria per far montare il fucile e prendere le cartucce giuste per la gara già in corso.
“Caro ingegnere, come stai? Fai anche tu la gara, vedo…” esordisce il cefalo. “Ma tu c’eri per la finale di campionato a Sanremo? Io ci sono stato, ma un freddo e poi si è messo anche a piovere che dio la mandava! Ho fatto quattro zeri sulle prime dieci eliche. Che tempo… Ha vinto Crapanzano! Tu lo conosci a Crapanzano? Ma sì, che lo conosci… E’ quel grossista di carni congelate che ci ha quell’enorme stabilimento in Papuasia… Quello che gli manca mezzo dito… Insomma hai capito. Ha vinto lui… Ma tu hai detto che non c’eri? Ma non ti sacrifichi mai per la Patria?”
Intanto, oltre a non avere capito cosa volesse dire l’importuno con tale improvvida battuta, vi preparate -anche mentalmente- per la Grande Gara e fra poco vi chiameranno in pedana: tenete perciò le orecchie “appizzate”, se per caso all’altoparlante dicano il vostro nome.
La piattola prosegue: “Ma che, spari ancora con la doppietta, come ai tempi del piccione? Ma guarda che per questo gioco non va bene. L’elica è un tiro tecnico: ci vuole il sovrapposto, ci vuole!
La doppietta spara basso e tira a destra; sui bersagli sinistri montanti non farai mai una seconda canna”.
Voi, rispondendo distrattamente a mezza bocca al cefalo, vi siete intanto seduti sulla panchina metallica sotto i pioppi (oggi fa molto caldo…) e cercate di concentrarvi guardando intanto le eliche che toccano ai Tiratori che vi precedono.
Lui, pensando di farvi cosa gradita, osserva: “Ma anche con questo caldo spari le “RC4 – Piccione”? Ma queste vanno meglio d’inverno… e poi il piombo del n. 7 è troppo grosso: se la prendi bene l’elica, ti butta il bianco fuori dalla rete. Io tiro sempre piombo n. 8, estate e inverno… Certo, tu poi con questa doppiettina Beretta con le canne da 71 centimetri…” osserva quasi schifato, riferendosi alla vostra mod. 451 EELL, tenuta come una persona di famiglia.
“Scommetto che le strozzature sono tre stelle e una stella, vero? Chissà se questo modello viene ancora fabbricato?”
Voi rispondete sì a tutto e provate anche a dire al “compagno di merende” che dovete andare a mingere, insomma al cesso. Ma lui… niente. Allora affermate preoccupato che vi sta scoppiando la vescica, che è diventata gonfia e tesa come una mongolfiera e che non potete stare ulteriormente lì ad ascoltarlo.
Lui replica: “Ma dove vai? Ma dove vai, che adesso tocca a te? Ci saranno si e no due o tre tiratori già chiamati in pedana e poi tocca a te. Mi sembra di aver già sentito chiamare anche il tuo nome… Non ti conviene allontanarti”.
Nel dubbio, vi tenete la vescica come un tamburo e fate la mossa di dirigervi verso la pedana.
Lui vi ferma: “Aspetta. Le marche le hai prese? Quante ne hai? Perché semmai ce le ho io in tasca, che mi sono avanzate… Ah, già, tu non lo sai! Ho sparato poco dopo l’inizio, l’unico momento che c’è stato vento!
Ho sbagliato la seconda e la terza al campo centrale. Vedessi che eliche grifagne!
Anche il ragazzo allo sgancio mi ha detto: “Conte Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare -così mi ha detto- faccio questo lavoro da tanti anni tutti i sabati e le domeniche, ma un’elica brutta come quella centrale montante che le è capitata oggi non l’avevo mai vista…” Capisci? Mai vista! Pensa tu, proprio a me! Hai preso tutto?”
Dopo circa un quarto d’ora di argomentazioni varie da parte del cefalo sentite dall’altoparlante pronunciare il vostro nome, dopo altri quattro tiratori chiamati in pedana.
Avreste fatto in tempo non solo a pisciare, ma a fare anche qualsiasi altra cosa (meglio non scendere in particolari…) dentro al bagno: ma ormai è tardi davvero. E’ però il momento di andare almeno verso il campo centrale, a depositare il fucile nella rastrelliera.
“Attento” avverte il martellatore, “che se lo appoggi all’inizio sulla destra, te lo fanno cadere urtandolo con la sedia… e poi metti le cuffie, se ti avvicini troppo a chi sta sparando”.
Non si è accorto che le cuffie già le avete indossate da un bel po’, nel tentativo di non sentirlo.
“Chi è che sta sparando? Ah, Ciafrone… Capirai! Quello non piglia manco un elicottero, figurarsi un’elica…”
Allora vi incamminate deciso verso il vostro destino agonistico, la doppietta aperta sulla spalla, le marche in una tasca del giubbino, quindici cartucce nere “Piccione-Electrocibles” da 36 grammi di piombo n. 7 nell’altra, gli occhiali da tiro sul naso e vi asciugate le mani con un fazzolettino di carta.
Il “sarchiapone” vi ha seguito passo passo, sempre argomentando ciò che secondo lui è meglio per il tiro e soprattutto per voi, in una giornata come quella.
Infine, mentre sta sparando il tiratore che immediatamente vi precede, lui fa: “Che ti sudano le mani? Ci soffri o è perché sei nervoso?”
Voi non sapete più cosa rispondere e tacete. Lui incalza: “Ma questi occhiali sono fotocromatici, vero?”
“Che? Cosa? Fotocome…” fate voi sorpreso.
“Sì, sì… Le lenti sono diventate più scure da quando te li sei messi! Certo, quando c’è il sole vanno bene…”. Intanto vi chiamano e voi con due passi siete in pedana, dopo aver lasciato le tre marche al ragazzo, passando davanti al gabbiotto. “…Ma con una giornata nuvolosa, se ti esce un’elica di quelle basse rischi di non vederla, soprattutto se dalla prima o dalla quinta cassetta.”
State imbracciando per dare il “Pronto!” e -nonostante il vociare del “Betting” e le cuffie ben calzate- sentite in sottofondo: “Ma che vuole prendere oggi l’ingegnere con quella sua doppiettina… Gliel’ho già detto altre volte io. Lascia stare, cambia fucile… ma lui, niente! Ecco magari se adesso, con questo vento, gli esce…”
“Oh!” fate voi e un’”elica-beccaccino” dalla quinta cassetta, volando ad un palmo da terra punta ulteriormente a destra, vanamente inseguita dalle vostra due fucilate e scavalca indenne la rete, andando a cadere almeno dieci metri fuori, intatta.
Vi voltate lentamente con aria rassegnata ed apparentemente serena. Fate per uscire dalla pedana, contrariato dal solo pensiero di trovate il seccatore ad attendervi.
Ma… il cefalo non c’è più. E’ scomparso… Volatilizzato!
Ma come? Se stava ancora parlando mentre chiamavate l’elica! Boh…
Dopo essere stato a pagare in Segreteria e uscendo dall’Armeria con in mano la valigetta del fucile, vedete a distanza il seccatore nel piazzale del parcheggio. Cambiate prontamente strada e passate dietro un’alta siepe, che vi farà da riparo sino alla macchina.
Ma ormai non c’è più pericolo, il logorroico pisquano ha già adocchiato un altro incauto che sta arrivando al limite del tempo per la gara e scende frettolosamente dalla sua autovettura.
“Caro professore, come stai? Fai anche tu la gara, vedo…” lo abborda, arrivandogli da dietro.
Voi affrettate il passo verso la macchina, gettate tutto nel portabagagli, salite, mettete in moto; rapida retromarcia e via, verso il cancello d’uscita. Fuori nel sole. Fuori per le libere strade!
Per oggi avete dato abbastanza alla Patria.