Il mago dello spolvero
Una trasferta all’estero, ognuno se la paga come può…
Siamo in terra di Spagna per la finale di Coppa del Mondo di Tiro al Piccione.
Ultimo dei tre giorni di gara con piccioni imprendibili che si alternano, come sempre, ad autentici “pollastri”.
La folla è quella delle grandi occasioni; anche nel “Betting” sono pigiati come a bordo di una “carretta del mare” e vociano in vari idiomi.
Scommesse su tutto e su tutti, anche sul modo in cui il piccione colpito sarebbe caduto o se, invece, fosse volato via indenne, da quale parte avrebbe preso, se a destra o a sinistra.
Alla chiamata in pedana dello sparatore la folla rumoreggiò a lungo.
Si avanzò sgraziatamente un tizio corpulento e tarchiato, con la faccia da pesce lesso, che raggiunse la pedana gommata della postazione camminando come sui carboni accesi, con i piedi in fuori.
Questo tizio era arrivato in finale uccidendo malamente i piccioni necessari, quasi tutti atterrati feriti e finiti al suolo con il secondo colpo a fermo.
Al primo piccione della finale, con i banchieri che “reggevano” quote già abbastanza alte, era pagato “a sei” (6 volte la quota, in caso di errore del tiratore o di piccione caduto oltre la rete).
Alla chiamata dello sparatore uscì un tacchino dalla cassetta centrale che prese lentamente a sinistra, traversando il campo ad un metro e mezzo da terra. Il primo colpo fu palesemente indirizzato almeno un paio di metri dietro il volatile e il piombo della seconda canna -platealmente tardata- raggiunse il piccione quando ormai era sopra la rete laterale, staccandogli due o tre penne e facendolo bruscamente accelerare verso la libertà.
Dal “Betting” grida in varie lingue ed “orribili favelle” alla volta dello sparatore che, ad occhi bassi, abbandonò la pedana passando rapidamente tra la folla ostile. Qua e là, qualche “buffone”, “spolveratore”, “pedazo de m…..”, “vattene che è meglio!” a mezza bocca. Qualcuno, più focoso, tentò addirittura di scavalcare il recinto del “Betting” come per andargli a chiedere spiegazioni, ma il “sarchiapone” era già scomparso con la sua andatura da pinguino.
Più tardi, in serata, vidi lo sparatore in un caffè del centro a Madrid.
Era stravaccato su una sedia di vimini ad un tavolo esterno, rosso in volto e spettinato, completamente ubriaco, e diceva: “…dopotutto sono cose già capitate altre volte, io non sono poi un tiratore tanto bravo”.