La cartuccia per il tiro a volo
Nozioni base e descrizione delle munizioni per il Tiro a Volo.
Nei moderni fucili ad anima liscia in genere ed anche in quelli da Tiro, gli elementi della carica sono contenuti nella cartuccia, che si compone di bossolo in plastica (quelli di cartone sono di fatto quasi scomparsi dall’uso comune, in quanto anti-economici e permeabili all’umidità), completo di innesco, di un’appropriata dose di polvere, del borraggio (“borra – contenitore” in plastica), della carica di pallini del peso stabilito a seconda della specialità dedicata, e relativa chiusura del bossolo, ormai sempre “stellare” (a 6 o 8 pliche).
Il bossolo, oltre a contenere l’intera carica, deve avere una resistenza meccanica e una sufficiente elasticità per aderire alla camera di scoppio e impedire la fuoriuscita dei gas. Esso è formato da un fondello ricavato a stampaggio e da un lamierino di ferro che ospita il tubo di plastica. Nel fondello viene poi introdotto un rinforzo anulare (detto “buscione”), che realizza la giunzione meccanica tra fondello e tubo e costituisce una cavità di assetto razionale della polvere da sparo in rapporto all’effetto incendivo della capsula. I bossoli sono costruiti in tre diverse altezze nominali: 65, 67 e 70 mm., ma sarà utile usare i bossoli alti 70 mm. per ottenere il massimo rendimento dalle cartucce (infatti la camera di scoppio è di analoga misura).
In relazione all’altezza del collarino esterno del fondello, i bossoli si distinguono in “ordinari” o “tipo 1” (8 mm.), “semicorazzati” o “tipo 2 o 3”
(12 e 16 mm.) e “corazzati” o “tipo 4 o 5” (20 e 25 mm.).
I bossoli recano al centro del fondello metallico un foro svasato per l’applicazione e il forzamento dell’innesco. L’uso ormai corrente è per gli apparecchi “doppia forza scoperti” (DFS), efficaci ed economici (fra i migliori in assoluto, il “CX 2000”).
Le polveri da sparo, per la loro forma, si dividono in lamellari e granulari; mentre per il loro contenuto in “doppie basi” (composte da nitrocellulosa e nitroglicerina) e “nitrocellulose gelatinizzate” (in altissima percentuale composte dalla cellulosa, sostanza organica che si trova in natura fra i vegetali (cotone).
Per la loro maggiore progressività, i moderni caricamenti industriali italiani preferiscono utilizzare “nitrocellulose gelatinizzate”, ancorché di costo più elevato rispetto alle altre, in quanto consentono di ottenere maggiori velocità, con pressioni relativamente più basse.
Il borraggio funge da guarnizione mobile elastica rispetto ai gas di esplosione che si sviluppano al momento dello sparo e quindi deve rispondere ai requisiti di compattezza ed impermeabilità ai gas, deformabilità, elasticità, leggerezza e minimo attrito contro le pareti dell’anima della canna.
In passato, con i bossoli di cartone, tali funzioni era affidate al feltro grassato, al sughero ed ai cartoncini. Con l’avvento delle borre-contenitore in plastica si è compiuto un notevole passo avanti nelle funzioni del borraggio. Infatti, ad esempio, la parte della borra che va a contatto con la polvere presenta quasi sempre una “cuvette”, che permette di ottenere una perfetta tenuta dei gas di combustione. Al di sopra della “cuvette” vi è sempre un dispositivo elastico ottenuto a volte con un “cuscinetto d’aria”, altre con alveari ricavati sulla plastica stessa. Questo ha due funzioni fondamentali: proteggere la colonna dei pallini dall’urto violento causato dalla deflagrazione della polvere; diminuire il fastidio dovuto al rinculo dell’arma all’atto dello sparo, che riceverà un urto più attenuato.
La borra in plastica di solito termina con un contenitore di pallini che evita lo sfregamento degli stessi contro le pareti della canna (“impiombatura”), con minore loro deformazione. Tutto quanto sin qui detto circa il borraggio, ovviamente, si tramuterà in una migliore distribuzione delle rosate.
Oggi le borre in plastica prodotte industrialmente risultano assai accurate, regolari e precise nelle dimensioni impostate, talché anche la macchina orlatrice eseguirà con maggiore facilità e precisione la sua opera, riducendo gli scarti di pressione e le differenze di velocità fra una cartuccia finita e l’altra, nel medesimo lotto di caricamento.
I pallini di una cartuccia devono essere sferici, di diametro fisso, ben grafitati e lucidati in modo da ottenerne la massima scorrevolezza, che agevola il caricamento.
Essi vengono da quasi tutte le ditte prodotti per stampaggio (il metodo “a caduta” è da ritenersi ormai obsoleto), con una lega di piombo e antimonio (in piccolissima percentuale per aumentarne la durezza). Possono essere “temperati” o “nichelati” e più sono perfetti migliore sarà la rosata ed il rendimento balistico della cartuccia sul bersaglio.
Nel Tiro a Volo, per il piattello la carica di piombo ammessa è di gr. 24 o gr. 28, a seconda della categoria di appartenenza del Tiratore oppure dell’età e del sesso.
Il numero di piombo maggiormente usato nel Trap è il 7 e 1/2, anche se eccellenti risultati taluni ottengono con il n. 8 (che è di un decimo di millimetro più piccolo).
Nello Skeet si usa normalmente il n. 9 e 1/2, mentre allo “Sporting” (o “Percorso di Caccia”) è dedicato il n. 8 e 1/2, ma taluni utilizzano il n. 8 ed altri il n. 9, con eguali buoni risultati, sempreché il bersaglio sia colpito.
Nel tiro all’Elica sono state mutuate le grammature ed i numeri del piombo a suo tempo previsti per il Piccione: piombo dal n. 6 al n. 9 (ideale risulta il n. 7, soprattutto per le Eliche un po’ “dure”) e grammi 36 al massimo (si sconsiglia caldamente l’utilizzo di piombo nichelato, “gran bucatore”, ma “pessimo rompitore”…).
Purtroppo nelle moderne cartucce manca una componente essenziale per mettere a segno le fucilate e cioè la rara “MIRITE”, la quale -al pari del coraggio di Don Abbondio- se “uno non ce l’ha, non se la può dare…”.