Il mondo del tiro a volo nei racconti del Grillo Saggio

Un’ambasciata imperiale

Quando giungeranno i giusti riconoscimenti per i nostri meriti e gli sforzi compiuti per migliorare i nostri risultati?

Chi di noi “Tiratori Generici Medi” (in sigla T.G.M.) non ha atteso il giusto riconoscimento sulle pedane nazionali, sapendo di averne le qualità di fondo ed impegnandosi seriamente nel perseguimento di un fine lecito?
Nel mio caso, l’attesa si protrae tuttora senza grossi successi e mi immedesimo nel destinatario, appunto, dell’Ambasciata Imperiale che segue, stupendo racconto breve del grande scrittore ceco Franz Kafka, che molti certamente conoscono:

“L’imperatore -si dice- ha mandato a te, a te in particolare, a te suddito lamentevole, minuscola ombra davanti al sole imperiale fuggita nella più remota lontananza, a te precisamente l’imperatore dal suo letto di morte ha mandato un’ambasciata.
Il messaggero, l’ha fatto inginocchiare presso il letto e gli ha sussurrato l’ambasciata all’orecchio; tanto gli importava, che se la fece ripetere.
Con un cenno del capo ha confermato la giustezza di quel che gli era stato ripetuto e davanti a tutti gli spettatori della sua morte, egli ha fatto partire il messaggero che si è subito messo in viaggio.
Uomo vigoroso, instancabile, spingendo ora con un braccio, ora con l’altro, si fa strada attraverso la calca; se incontra resistenza, accenna al suo petto, dove si vede il segno del sole; infatti avanza facilmente, come nessun altro.
Però la calca è tanto grande; delle sue dimore non si vede la fine.
Se davanti a lui la strada fosse libera, come volerebbe egli, e presto sentiresti i fieri colpi dei suoi pugni alla tua porta!
Invece, deve ancora lottare per farsi strada attraverso le sale del palazzo interno ma mai vincerà quest’ostacolo; e se gli riuscisse, per prendere le scale dovrebbe lottare ancora; e se questo gli riuscisse, nulla avrebbe guadagnato. Bisognerebbe attraversare i cortili. Dopo i cortili, la seconda cerchia dei palazzi; e poi ancora scalinate e cortili….. E se alfine si precipitasse fuori dall’ultima porta, egli troverebbe davanti a sé la città imperiale, il centro del mondo: la città che ha ammucchiato i propri detriti. Nessuno può penetrare sin qui, ancor meno con l’ambasciata di un morto.
Ma tu, tu sei seduto alla tua finestra e sogni quest’ambasciata, quando cala la sera.”