Nel mirino del Grillo - I racconti di caccia e tiro a volo di Grillo Saggio

Attenzione e sistema di elaborazione psico-motoria degli stimoli nel tiro a volo

La conoscenza di alcuni aspetti psicologici nella nostra attività è indispensabile per una buona riuscita in pedana.

Data “l’attenzione” (è il caso di dire…) suscitata ed il positivo riscontro ai brani di natura tecnica di questa rubrica, il “grillo” si accinge -con molta semplicità e pronto ad essere smentito da chiunque ne sappia più di lui- a trattare di uno degli aspetti psicologici più importanti nel Tiro a Volo: l’ATTENZIONE ed il conseguente sistema di elaborazione psico-motorio che ne deriva.
Dunque, l’attenzione è la capacità di un individuo di concentrarsi su un determinato stimolo (poniamo un “piattello”), riducendo il più possibile la quantità di informazioni inutili allo SCOPO (cioè, mettere a segno la fucilata).
Benchè l’attenzione sia l’aspetto più rilevante dei processi psicologici legati al rendimento sportivo, in quanto un calo di attenzione determina inevitabilmente un calo nella “prestazione”, questo fattore è strettamente collegato ad una serie di processi mentali ben definiti ed altrettanto indispensabili quali la “percezione dello stimolo”, la “memoria”, il sistema di risposta e quello di controllo che -combinati fra loro- costituiscono il “sistema di elaborazione”.
Pertanto, quello che in apparenza sembra un semplice meccanismo di causa-effetto (percezione del piattello – fucilata), in realtà è il risultato di una serie di elaborazioni mentali che, a partire dalla percezione dello stimolo (piattello in uscita), si concludono con la risposta dell’atleta (il Tiratore che spara).
La massima prestazione di ogni Tiratore dipende dall’ottima condizione di tre componenti: forma fisica, tecnica di movimento (o “gesto atletico”) e sistema di elaborazione. Il mancato funzionamento anche di una sola parte del sistema elaborativo comporta una risposta motoria impropria od imprecisa (non consente, comunque, la massima prestazione).
Quello che il Tiratore deve ricercare in una competizione, infatti, non è la semplice risposta motoria (seguire il piattello e sparare), bensì la sua efficacia (bersaglio colpito).
La PERCEZIONE: è il meccanismo mediante il quale il cervello umano elabora gli stimoli provenienti sia dall’esterno, sia dall’interno del corpo.
Gli organi di senso preposti alla raccolta degli stimoli esterni sono principalmente la vista e l’udito ed il sistema di elaborazione può operare in due modi: automatico e intenzionale.
Nel primo caso è lo stimolo che, per le sue caratteristiche particolari, colpisce l’attenzione del Tiratore, entrando quasi di prepotenza nella sua psiche: in questo modo prendono il via i processi di elaborazione che determineranno il risultato finale.
Nel secondo caso, invece, sono gli scopi che si pone il sistema nervoso centrale a stabilire quali informazioni verranno recepite dall’ambiente e quali trasformazioni esse subiranno.
I due processi, quasi sempre, si integrano a vicenda e si può parlare, piuttosto, di prevalenza dell’uno sull’altro.
Il “procedimento automatico” prevale quando nel Tiratore subentra la fatica: in tal caso, infatti, aumenta la capacità di stimoli estranei all’azione di tiro, di attirare e distogliere l’attenzione del Tiratore dall’obiettivo principale.
L’informazione, una volta acquisita, viene primariamente registrata, tanto da mantenere le stesse caratteristiche per un dato lasso di tempo: la forma del piattello, le sue dimensioni, il colore, la sua separazione dallo sfondo, la direzione, la velocità restano impresse nella memoria per alcuni millisecondi (acquisizione di informazioni rilevanti mediante l’evidenza della figura rispetto allo sfondo).
La MEMORIA: a questo punto avviene il confronto automatico fra ciò che il Tiratore ha percepito e le informazioni che ha “depositate” in memoria, a seguito delle esperienze di allenamento e di gara. Tali processi di riconoscimento richiedono quasi sempre l’intervento dell’attenzione.
Quando vi è perfetto allineamento fra ciò che il Tiratore vede e quello che ha in memoria (fase di riconoscimento), i tempi di reazione saranno più rapidi; al contrario, quando si dovessero presentare stimoli o segnali che il Tiratore non conosce e che, quindi, non ha precedentemente memorizzato, la reazione sarà più lenta, come avviene ad esempio nei “principianti”.
La memoria è quindi un “magazzino di informazioni”.
Riconosciuto l’oggetto e la situazione in cui si presenta (piattello in volo a seguito di “chiamata”), si passa al “SISTEMA DI RISPOSTA”, che si divide in tre fasi:
– SCELTA DELLA RISPOSTA
– PROGRAMMAZIONE
– ESECUZIONE
La “scelta della risposta” sembra assorbire più tempo rispetto alle altre due fasi che seguiranno. Infatti, la rapidità e il livello di precisione della risposta motoria dipendono dalla quantità e dalla qualità delle informazioni in arrivo: il piattello che esce, in ritardo e abbassato da un colpo di vento sono già tre informazioni da elaborare (quantità delle informazioni); la pioggia od una condizione particolare di luminosità interferiscono, invece, sulla qualità dell’informazione.
Notevoli quantità di informazioni possono mettere il Tiratore in situazioni di incertezza, che è data sia dal numero degli eventi che possono verificarsi (traiettoria, vento, ecc.) e dalla loro prevedibilità (traiettoria), sia dal numero dei piani d’azione alternativi che l’operatore può mettere in atto (esce il piattello in ritardo: sparare egualmente od aprire il fucile?).
Nella fase di “programmazione” viene preparata specificatamente la risposta da eseguire. Tale preparazione consiste nell’individuare:
– i parametri del movimento (forza da impiegare e velocità da imprimere);
– le condizioni iniziali del movimento (posizione in partenza, grado di tensione muscolare, condizioni atmosferiche);
– il fine da raggiungere (far coincidere in termini spazio-temporali i pallini con il piattello);
– le regole da seguire (se il piattello esce con quella angolazione si dovrà imprimere quella velocità; se c’è un doppietto vanno eseguiti due movimenti).
Man mano che aumenta la specializzazione del Tiratore tutte le predette condizioni entrano in memoria e diventano procedimenti automatici, con risparmio di tempi e di “costi energetici”.
Scelto il programma da attuare, si esegue “il movimento”.
Se l’esecuzione del movimento non corrisponde al programma predisposto si parla di “errore di esecuzione”. In questo caso, il programma scelto è giusto ma la sua messa in pratica risulta inefficace perché la stanchezza o l’emotività del Tiratore ne impediscono la giusta realizzazione.
Un programma errato può invece derivare da un “errore di calcolo” del Tiratore sulle velocità o le traiettorie del piattello o addirittura da cause contingenti: se un colpo di vento devia il piattello, il programma risulta inevitabilmente errato. In tal caso si parla di “errore di programma”.
Esaminiamo ora il “sistema di controllo”: nel Tiro a Volo il gesto tecnico vero e proprio è impossibile da correggere; una volta premuto il grilletto non c’è più nulla da fare. L’unica cosa possibile, ma in un ristrettissimo lasso di tempo, è correggere l’azione prima dello sparo. La correzione è resa possibile grazie alle informazioni “di ritorno”, mediante le quali il cervello del Tiratore viene informato volta per volta sulla situazione dei muscoli partecipi al movimento. Gli stessi meccanismi (c.d. “feedback”) inoltre sono quelli che consentono al Tiratore di ricordare tutta l’azione di tiro per poter valutare subito dopo gli errori commessi ed arricchire il suo bagaglio di esperienza.
L’intero “sistema di elaborazione” sin qui esaminato può essere soggetto a brusche cadute di efficienza, a causa dei tre nemici fisiologici del tiratore: FATICA, NOIA, ANSIA.
Infatti, l’attenzione del Tiratore al piattello è resa possibile dal “tono di fondo del cervello” ovvero dall’ATTIVAZIONE.
Essa è l’eccitamento di base che rende il cervello più o meno pronto a recepire le informazioni provenienti dall’ambiente. La situazione migliore si ha con i livelli medio-alti di attivazione, mentre livelli di attivazione al di sopra o al di sotto comportano dei peggioramenti nella prestazione, anche se per cause diverse.
Livelli bassi di attivazione possono essere determinati da situazioni di fatica o di noia, mentre quelli elevati (attenzione e coinvolgimento eccessivi) possono essere determinati da stati di ansia.
FATICA MENTALE: è caratterizzata dalla incapacità di far uso in modo controllato ed economico dell’attenzione. Tale sensazione è causata dal “sovraccarico mentale” e cioè dall’eccessiva informazione che il Tiratore si trova ad elaborare o dal prolungato uso dell’attenzione.
In tal caso, al fine di ripristinare i meccanismi coordinativi, è sufficiente abbandonare momentaneamente la situazione di stress (interrompere gli allenamenti) oppure ridurre la pressione temporale (ridurre gli allenamenti e/o le gare). Per ovviare al “sovraccarico di allenamento” è necessaria la somministrazione di adeguati periodi di riposo tra un ciclo e l’altro.
NOIA: oltre ai casi di sovraccarico mentale appena esaminati si possono verificare, in condizioni di allenamento particolarmente ripetitive, casi di “sottocarico mentale” (in pratica “NOIA”).
Un flusso di informazioni particolarmente ridotto o ripetitivo, infatti, impedisce al Tiratore di operare attivamente. In tal caso si ha una sottoutilizzazione delle capacità del sistema di elaborazione, che porta alla sensazione soggettiva della “noia” e ad un peggioramento evidente della prestazione.
Per ovviare al sottocarico di allenamento è consigliabile:
– intervallare un esercizio con un altro;
– praticare, a scelta, più discipline di tiro;
– incrementare il carico di allenamento in modi diversi;
– praticare l’allenamento su campi diversi;
– inserire gare stimolanti, anche come prove di valutazione.
ANSIA: la c.d. “ansia di gara” insorge in soggetti particolarmente emotivi ed in tutti quei casi in cui il Tiratore:
– si trova ad affrontare situazioni di gara particolarmente impegnative;
– sopravvaluta l’importanza della competizione;
– si sente caricato di responsabilità (paura di vincere, selezione per gare più importanti, ecc.);
– non si sente sufficientemente preparato ad affrontare il compito.
In tali situazioni sta all’allenatore, all’istruttore od al capo-squadra (comunque al Tiratore più anziano ed esperto presente) trovare volta per volta ed a seconda degli atleti, i mezzi più idonei per aiutare l’Interessato a superare tale stato psicologico negativo, che aumenta a dismisura il suo livello di attivazione.
Al riguardo, una delle cose da non fare assolutamente prima di una gara da parte di chiunque (soprattutto se familiari od “amici”) è quella di concentrare l’attenzione del Tiratore su quello che deve o non deve fare: in entrambi i casi si aumenta involontariamente il livello di ansia e di attivazione nell’Interessato.