Nel mirino del Grillo - I racconti di caccia e tiro a volo di Grillo Saggio

L’attenzione nel tiro a piattello e “training autogeno”

Brano conclusivo della “trilogia” dedicata ai meccanismi ed al sistema di attenzione nella pratica del Tiro a Volo.

La maggiore difficoltà nella pratica del “TRAP” è rappresentata dal non sapere in che direzione verrà lanciato il piattello: perciò è importante il tempo che intercorre fra la chiamata e lo sparo.
Notevoli quantità di concentrazione e di attenzione sono richieste in tale fase: a tal fine il Tiratore mira il “punto di uscita” del piattello, sostando alcuni istanti per trovare l’opportuna concentrazione. Quando si sente pronto chiama il piattello: dopo di ciò, ogni fenomeno in grado di captare l’attenzione del Tiratore può compromettere l’esito del tiro.
Un altro aspetto importante è che il “tempo di fuoco” sia mantenuto costante nel medesimo Tiratore: in buona sostanza, il tempo di elaborazione dell’informazione ed il richiamo del programma motorio, nonché la sua esecuzione, dovranno essere sempre gli stessi.
Talvolta infatti si verifica che il Tiratore -in momenti di scadimento della prestazione- colpisce il piattello con lo stesso programma motorio, ma con tempi di esecuzione più lunghi o perché “parte in ritardo” o perché è “lento nell’esecuzione”. In tal caso, il bersaglio verrà colpito in ritardo, pur essendo il Tiratore convinto di avere eseguito bene il movimento.

Nel Tiro a piattello “SKEET”, l’operatore -dopo aver ricercato la giusta concentrazione- chiama il piattello; da questo momento la sua massima attenzione è rivolta a captare il prima possibile il piattello in visione centrale. Con la percezione visiva del bersaglio parte il “programma motorio”, ma sussiste per i primi attimi un “controllo attentivo” sulla traiettoria del piattello in volo, per poter cogliere ulteriori informazioni che possano giovare al programma motorio stesso.
Non raccogliere tali informazioni iniziali e continuare a colpire il piattello con meccanismi automatici (completamente sganciati dal controllo cosciente) può compromettere, in certi casi, l’esito positivo del tiro (ad esempio, per un colpo di vento).

L’intelligenza, a fattor comune per qualsiasi tipo di tiro praticato, sembra essere correlata sia alla capacità di fornire attenzione concentrata e sostenuta nel tempo, sia al processo elaborativo, nella fase di scelta della risposta.
Al riguardo è stato, però, osservato che il medesimo stimolo è in grado di produrre differenti gradi di attivazione in differenti individui.
In particolare, i soggetti “estroversi” sopportano meglio e per tempi più lunghi situazioni altamente attivanti. Inoltre Tiratori iperattivi, impazienti, competitivi sono in grado di concentrarsi ottimamente sul compito principale, diminuendo gli stimoli che sono causa di distrazione.
Attualmente la formazione sportiva di un atleta esige una conoscenza più approfondita delle sue caratteristiche psico-fisiche.
Si possono pertanto individuare due livelli sui quali operare per ottenere una formazione più completa del Tiratore: quello PSICOLOGICO e quello FISICO.
Per il primo sarà bene intervenire attraverso alcune tecniche psico-fisiche di rilassamento muscolare, che hanno la finalità di rielaborare ed integrare lo schema e l’immagine corporea, al fine di prevenire in gara eventuali debolezze ed instabilità psicologiche; mentre per il secondo livello sarà opportuno individuare tutte quelle metodologie che la periodizzazione dell’allenamento offre per il miglioramento della condizione fisica.
Il Tiratore, attraverso un’adeguata preparazione individuale, di gruppo o di squadra, giungerà in tal modo ad “autogestirsi” psicologicamente in gara, utilizzando allo scopo specifici metodi per migliorare l’attenzione, regolare lo stato d’animo e neutralizzare le emozioni.
Questo sarà possibile con l’aiuto di appropriate tecniche di allenamento psicologico che influiranno sulla “solidità emotiva” del Tiratore e gli permetteranno di eliminare eventuali momenti di stanchezza, mobilizzando e stimolando in tempo le sue energie.
Una di queste tecniche è il “Training Autogeno” (T.A.), che fu introdotto nel nostro Paese per la prima volta nel 1965 per la preparazione sportiva degli atleti del Tiro a Segno.
Il T.A. è stato studiato soprattutto per soggetti sani, di ogni età ed entrambi i sessi: rappresenta un metodo psico-fisiologico ideale per completare la preparazione fisica e tecnica anche del giovane Tiratore.
Il T.A. consente, attraverso una “ginnastica interna” di autorilassamento dovuta alla concentrazione, una migliore calma interiore che può essere utile a tutti i praticanti. Lo scopo di tale preparazione è quello di dare impulso nell’atleta a tutto quanto vi è di positivo: rendimento, autocontrollo, riposo, ecc., eliminando (o almeno diminuendo) in modo spontaneo quanto vi è di negativo.
Gli obiettivi raggiungibili con questo tipo di allenamento si possono sintetizzare come segue:
– prevenire ed attenuare le turbe psicosomatiche dell’allenamento e della gara (quali ansia, irritabilità, insonnia, stanchezza visiva e tensioni muscolari);
– prevenire i c.d. “super-allenamenti”;
– migliorare l’esecuzione del “gesto atletico”;
– attuare un pronto recupero psico-fisico con brevi esercizi eseguiti negli intervalli della gara, per sfruttare al meglio l’energia a disposizione.
E’ importante che il T.A. sia appreso e sempre utilizzato sotto la guida di un “esperto” per non incorrere in disturbi di tipo neurotico, come ossessioni, fobie ed altri inconvenienti che condurrebbero il Tiratore a rendere in pedana meno di prima (per la serie: “Sparavo meglio quando stavo peggio…”).
Grazie per l’ATTENZIONE!