Avere un cane
In memoria di Giulina.
Il nostro cane morì la sera prima dell’apertura di caccia.
Stava facendo già buio quando caricammo la carcassa su una carriola -io spingevo- e ci avviammo verso il torrente, lo zio ci seguiva con la pala.
Così, mentre gli altri stavano allestendo il loro capanno in vetta alla collina, a noi toccò scavare una buca profonda sulla riva morbida di rena e calarvi il vecchio compagno di tante cacciate.
Finimmo che era buio pesto e tornando a casa con la carriola vuota vedevamo i fuochi dei cacciatori già appostati sul monte, disperdersi in lente volute di fumo.
Domani avremmo fatto a meno di lui, generoso ausiliare che per tanti anni ci aveva preceduto a stanare la lepre dal tiepido giaciglio nella macchia e ora giaceva nella sabbia umida sul bordo del torrente, proprio dove il corso dell’acqua crea una deviazione, visibile da casa, se non ci fossero le canne…
L’aria frizzante della sera estiva mi sorprese distraendomi con un brivido dai mesti pensieri: forse domani non andremo, ma lo zio dice che la vita continua e già ragiona di trovare un cucciolo bravo da qualcuno…
Allora si va… è deciso!
Cacceremo egualmente senza di lui, povera bestia, che sempre abbaiava di gioia, ritto sulle zampe di dietro, quando mi vedeva scendere verso di lui recandogli dalla nostra mensa per unico pasto una ciotola colma di avanzi.
Addio “Giulina”.