La pineta brucia e nessuno fa il pompiere
É necessario l’impegno concreto di ciascuno, a tutti i livelli, per difendere la nostra amata attività tiravolistica.
Fino a qualche anno fa, tra Roma ed il mare di Ostia, si stendeva a perdita d’occhio una rigogliosa “foresta amazzonica”, nota a tutti i romani come “Pineta di Castelfusano”. Di proprietà comunale e sottratta faticosamente nel tempo alla speculazione edilizia del litorale laziale, era attraversata da un paio di strade asfaltate: per il resto era un’enorme oasi ciclabile e pedonale, a disposizione di tutti i cittadini del mondo, per qualsiasi attività lecita ed anche “illecita”, dal momento che –nel folto ed all’ombra delle fresche frasche- vi esercitavano numerose prostitute di vari colori e nazionalità.
Ovviamente all’epoca, sui giornalini locali e sui vari notiziari della competente Circoscrizione, si leggevano costantemente interventi (di segno diverso) originati da singoli cittadini o da gruppi più o meno “spontanei”, circa la fruizione e l’utilizzo della pineta, unanimemente definita “patrimonio di tutti”.
In buona sostanza, chi portava a spasso il cane non gradiva le biciclette, chi faceva “jogging” non gradiva le merde dei cani sui viottoli, le mamme dei bambini non volevano i cani senza guinzaglio né museruola e protestavano contro le prostitute (mentre i papà si lamentavano solo per i cani sciolti…), gli addetti comunali si lagnavano per i rifiuti e le immondizie di ogni genere lasciate dai “visitatori” e che loro avrebbero dovuto raccogliere, i ciclisti non gradivano nessuno e le mignotte, invece, gradivano tutti, purchè pagassero!
Questa dunque era la situazione della Pineta di Castelfusano ai bei tempi e ciascuno dei “fruitori” si adoperava nel lamentarsi e nell’accusare le altre categorie umane, ritenute responsabili di omissioni, carenze, malafede ed inadempienze varie, che rendevano “invivibile” il pianeta verde del mare di Roma.
Poi, un giorno qualsiasi di una torrida estate di alcuni anni orsono, da un piccolo focolaio di natura mai determinata con precisione, si sviluppò un incendio epocale, favorito da un disastroso vento di scirocco, che durò una settimana e determinò la completa distruzione della pineta. Solo per fortuna non vi furono vittime umane, ma il patrimonio floro-faunistico dell’area andò perduto per sempre.
Naturalmente vi furono mobilitazioni spontanee ed alcune iniziative “pilotate” in favore del risanamento della zona e per la messa a dimora della nuova pineta di Roma, per la quale sono stati già spesi alcuni milioni di Euro.
Infatti ancora adesso, dopo tanti anni, è un piacere percorrere la strada che attraversa l’area
–recintata in tutto il suo perimetro con una semplice rete da pollaio sorretta da pali in legno- e costatare che sono stati effettivamente piantati quattro alberelli tisici e gli sciacalli continuano a procurarsi indisturbati legna da ardere, segando senza ritegno gli enormi tronchi dei pini giganti, a suo tempo abbattuti perché morti, dagli operatori forestali.
Ora pur non volendo fare il “catastrofista” confesso però che quando attraverso la ex-pineta come tuttora si presenta, non posso fare a meno di ripensare a tutti quelli (singoli e/o categoria) che si lamentavano sempre di come la pineta era tenuta, custodita, manutenzionata e “fruita” dal prossimo loro, definito sempre invadente ed inopportuno.
Adesso, dopo fiumi di inchiostro e caterve di chiacchiere sul chi, come, quando, perché e su tutto ciò che si poteva fare e non si è fatto, gli “ex-fruitori” della Pineta di Castelfusano, per colpa di qualcuno, se la sono tutti presa abbondantemente… nello “stoppino”!
Ora non è il caso di elencare qui le varie categorie umane gravitanti nell’ambito del Tiro a Volo e tantomeno fare dell’ironia sul fatto che coloro i quali gestiscono “la cosa tiravolistica”, in fondo hanno poi sempre qualcosa da vendere a chi spara (chi fabbrica piattelli, chi vende cartucce, chi produce eliche, chi stampa il notiziario federale… e non vorrei proseguire con particolari noti a tutti); tuttavia vorrei invece proporre ai fruitori di questa rubrica una riflessione direi quasi natalizia….
Meglio: un esame di “coscienza tiravolistica”, in occasione del Santo Natale.
A cominciare da chi scrive, oltre a criticare, ci dedichiamo concretamente per favorire la diffusione del nostro amato sport fra i giovani ed i neofiti?
Paghiamo puntualmente le affiliazioni, le iscrizioni e quant’altro saremmo tenuti a versare in denaro, anche per eventuali familiari che portiamo a sparare con noi?
Diamo in qualche modo una mano al Campo di Tiro in momentanea difficoltà, onde evitare che l’impianto chiuda?
Insomma, ciascuno di noi fa qualcosa di buono per la salvaguardia e la tutela del Tiro a Volo in Italia?
Sarebbe infatti ben triste ritrovarsi, in un prossimo futuro –non sia mai- come i tanti ex-frequentatori della pineta che, dopo tante chiacchiere ed accuse vicendevoli, adesso la domenica vanno quasi tutti a giocare al biliardo, nelle fumose sale delle squallide bische di quartiere!
Auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo a tutti.
Arrivederci a presto.