Nel mirino del Grillo - I racconti di caccia e tiro a volo di Grillo Saggio

Vittoria al Campionato del Mondo

Riflessione sulle grandi gare al Piccione.

Nulla, se si riflette, può allettarci a voler essere i primi al Campionato del Mondo di Tiro al Piccione.
La fama di essere riconosciuti come il miglior Tiratore del globo rallegra, quando la fanfara squilla forte, ma il giorno dopo subentra già il pentimento per il tempo perso e le enormi spese sostenute, fra allenamenti e l’interminabile gara, dall’altra parte del mondo.
L’invidia degli altri concorrenti –gente astuta e per lo più influente- deve addolorarci in quella fitta calca che attraversiamo a piedi , con la doppietta aperta sulla spalla, nel tragitto fra la pedana e l’armeria del Campo, a fine gara, vittoriosi.
Nel parcheggio alle spalle, pochi tiratori isolati che si allontanano, piccoli, verso l’orlo dell’orizzonte.
Molti dei nostri amici si affrettano ad incassare le vincite, avendoci bancato forte al “Betting”, e soltanto sopra le spalle ci gridano le loro acclamazioni dal lontano recinto.
I migliori Amici, però, non ci hanno bancato affatto mentre tiravamo gli ultimi cinque Piccioni della finale, nel timore –se avessimo sbagliato- di doversi arrabbiare con noi; ma adesso che siamo risultati i primi e loro non hanno vinto nulla, si voltano al nostro passaggio e preferiscono guardare verso la Casa del Tiro.
I concorrenti che non hanno vinto, intanto, sparsi a gruppetti per il comprensorio, cercano di contemplare l’ampiezza della sventura che li ha colpiti e l’ingiustizia che in qualche modo è stata loro inflitta dal destino, dopo aver fatto tanti sacrifici per essere lì a disputare quella competizione. Assumono tuttavia un atteggiamento fresco e riposato, quasi dovesse cominciare una nuova gara: una cosa seria, dopo questo gioco da ragazzi.
A molte delle belle donne presenti, il vincitore appare ridicolo, perché si gonfia compiaciuto; mentre in realtà egli non sa che cosa fare in mezzo a queste perpetue strette di mano, saluti, abbracci e gesti con le braccia ai lontani, mentre i vinti tengono la bocca chiusa e vanno a smontare i loro fucili e lasciare le cartucce nella valigetta, sul ripiano dell’armeria.
Alla fine, dal cielo che si è rannuvolato, comincia addirittura a piovere.